Fuga all’inglese

La sostanza del viaggio è tutto quel che accade tra il punto di partenza e quello di arrivo: i paesaggi, gli odori e i suoni, i colori, gli incontri. Tutto ciò deve lasciare traccia, e noi dobbiamo raggiungere la destinazione diversi da quando eravamo partiti: o non ci saremo spostati di un millimetro.

Ho viaggiato per curiosità, per diletto, per necessità legate alla professione, per amore. Ho così scoperto di non avere radici, ma piuttosto un animo nomade, disposto a fermarsi, magari anche per un lungo periodo, in qualsiasi posto dove potesse stare bene. L’itinerario più impegnativo che si possa intraprendere è una metafora, che in fondo si lega e interagisce con tutti gli altri spostamenti reali, ed è quello che ci porta alla ricerca della persona che vogliamo essere, e dove è fondamentale la capacità di assorbire criticamente le esperienze. E’ un viaggio dal quale non si torna, e per ritrovarsi è necessario proseguire. Ricordo più o meno esattamente da dove sono partita, non so quando né dove arriverò: ” La fuga nella vita, chi lo sa che non sia proprio lei la quinta essenza- sì, ma di noi si può fare senza” canta Paolo Conte con rauca rassegnazione in “Fuga all’inglese”. Questo metaforico percorso è solo in parte fuga: dal dolore, da ciò che ci vorrebbe recludere in un ruolo che non ci appartiene. Ma è una fuga verso la conoscenza, verso la consapevolezza. Forse occorre attraversare la vita indossando con disinvoltura un perenne senso di precarietà senza lasciarsene sopraffare, con l’animo leggero di chi si aspetta sempre che domani o dopodomani possa succedere qualcosa che cambierà il corso degli eventi, e con l’incrollabile intimo convincimento di avere ancora qualche carta da giocare, fino all’ultimo. E illudersi di essere forti e di poter sopravvivere a qualsiasi perdita aiuta ad esserlo davvero, quando occorre. Bisogna imparare a non essere distratti, a stare sempre sul pezzo, a farsi guidare dalla sotterranea consapevolezza che domani rimpiangeremo quel quotidiano che oggi diamo per scontato e che talvolta persino ci annoia. Occorre guardar fuori dalla finestra e vedere quello che c’è fuori: anche quando una nebbia vischiosa ed insistente pare avere inghiottito luce e colori.