COMUNQUE BELLA
(Sonia Fantozzi)
Una semplice lastra di marmo, e una rosa rossa, in cima alla collina che domina la valle.
Tu, vestita di fiori
Con la nebbia o i colori…
…eri bella, comunque bella…
(Comunque bella, Lucio Battisti)
Era così bella: il corpo snello ma potente, il passo flemmaticamente elegante capace di scatti repentini di insospettabile agilità. E poi gli occhi, azzurri come il cuore chiaro dei fiordalisi. Posava sul mondo e sulla gente lo sguardo fermo, mai giudicante, di chi ha già visto tutto e tutto ha compreso, mantenendo le distanze.
Sono convinta che non abbia mai avuto coscienza della sua bellezza né del suo fascino arcano che portava in giro con genuina noncuranza. Forse le mancava del tutto la consapevolezza di sé, di cui pareva poter fare tranquillamente a meno.
Era talmente poco incline ai gesti di affetto da apparire goffamente maldestra in quelle rare occasioni in cui cercava di esprimerne. Nonostante la sua perdurante selvatichezza e la palese avarizia di sé, il tempo trascorso con lei ha rappresentato un lungo periodo felice, a dispetto dei suoi ripetuti abbandoni, delle fughe senza alcuna certezza di un ritorno.
Per lei ho versato lacrime e masticato recriminazioni: non è mai stata davvero mia, eppure questa consapevolezza si accompagnava alla sicurezza della sua presenza nella mia vita. Sapevo che c’era e questo mi ha fatto sentire salda, audace e allegra, per il sentimento profondo che ero capace di provare per lei molto più che per ciò che ricevevo dalla nostra relazione.
Ho dovuto guardarla morire, prendermi anche l’ultimo, orribile respiro, perché nei suoi momenti finali esigeva il mio conforto e si aggrappava alla mia vicinanza. Dopo, ho abbracciato il suo corpo ancora caldo, finalmente arrendevole, e muto.
Compresi allora che era terminata una fase della mia vita e che nessun affetto nuovo avrebbe mai potuto consolarmi per la sua irrimediabile assenza.
Talvolta mi capita di sognarla, ma sono sempre rappresentazioni ingarbugliate dalle quali mi ridesto in preda a una sensazione di malinconico smarrimento.
La notte, nel momento che precede il sonno, la sua mancanza è un dispiacere affilato come una lama. Mi manca il gesto prepotente con il quale si incollava al mio fianco: ne percepivo il calore e il battito veloce del suo cuore pulsava sotto la mia pelle.
Credo di averla amata così tanto anche in ragione del fatto che raffigurava la mia giovinezza, l’età in cui ero spavalda e curiosa di tutto, orgogliosamente convinta della mia pretesa libertà a ogni costo, del diritto di fare e disfare a piacimento, certa di saper sempre risorgere dalle mie stesse ceneri.
Ma in fondo l’ho amata e basta, quella stronza: la mia bella e indimenticabile gatta Alice.
